Pethro osservò Saskia, fu cntrariato del suo cambio di umore prima era felice di andare ad Anadeo e poi aveva capito che forse non era il caso.
Ascoltò anche le sue parole strasciate e sospinte a fatica dalla stanchezza, quando puntò la mano verso di loro, capì che stava per ricattarli, ma quando pronunciò la frase '... non la mia sostituta.' qualcosa si accese in lui.
Fu un lampo veloce, accecante.
Sentiva caldo, sentiva la sabbia sul volto, sentiva le coperte madide di sudore attaccate al corpo.
Era in un deserto, in una tenda gialla accecante, sentiva il vento scuotere quel sottile tessuto, sentiva il battito di una persona accanto a lui, un battito accellerato spaventato.
Sentiva le mani di qualcuno aggrappate al suo braccio, sentiva delle alcrime dei mugugnii senza senso.
E Vedeva Saskia davanti a lui, fasciata da capo a piedi con uno spesso tessuto di lana giallastro, la sabbia volava via da esso tranquillamente, il suo sguardo era arrabbiato, parlò, disse qualcoa, la creatura accanto a lui rispose, sentiva come un suono ovattato indistinguibile, soffocato dal vento.
La persona accanto a lui si agitò strillò qualcosa, si staccò da lui, vide le sue mani muoversi, entrare e uscire frenetiche dal suo campo visivo, delle mani belle, curate, con tracce di smalto trasparente, lucido.
- Non pensare di essere chi sa che troietta- ora la voce di Saskia era chiara
-sei solo una fottuta sostituta mentre non c'ero.Poi accadde tutto di colpo, Saskia che alzava la mano, lui che scattava in piedi, che si frapponeva tra quelle due, e poi un dolore lancinante al petto e il vuoto più totale.
Mentre questi pensieri folli asfisiavano la mente di Pethro il signore delle Ombre, nella realtà, nel presente, iniziò prima a sudare freddo, a fissare dritto con gli occhi vitrei Saskia, poi balzò in piedi di colpo, facendo quasi cadere di muso la povera figlia sul tavolo, che fortunatamente riprese di peso a poch icentrimetri dalla bella superficie di legno massello.
Poi rimase alcuni istanti immobile, con la figlia sotto braccio, chino sul tavolo, appoggiato ad esso con la mano libera.
Il suo petto bruciava, bruciava come se una lama continuasse a sferzarlo sensa sosta, una lama arroventata, un dolore infinito.
L'immagine della stoffa gialla si mischiava con quella del tavolo, ma tutto era accecato dal dolore che provava.