Sulla via della Luce

Scheda

Ero in ritorno da un viaggio di 3 anni verso la capitale del regno; erano le 7 e le porte della città venivano aperte come tutti i giorni per consentire ai viandanti e ai mercanti di entrare e uscire dalla città. Di guardia c'era una coppia di guardie armate di lancie che stavano nei due lati del portone mantenendo uno sguardo fisso verso l'orizzonte e controllavano chi entrava e usciva per motivi di sicurezza.
Arrivato ai pressi del portone mi guardarono con aria di sfida quando poi uno mi si avvicinò. -Siamo in un periodo di pace. Le armi non possono entrare in città. - Disse la guardia. -E allora?- -E allora devo chiederle di lasciarci la spada in custodia altrimenti deve andarsene.- Rispose con aria da grand'uomo. -E' un vostro problema. La mia spada la tengo io; ora devo andare in città.- -Hei ragazzino...!- D'un tratto l'altra guardia si avvicinò ma 'sta volta ordinò al collega di lasciarmi passare. -Lascialo passare!- -Perchè?!- -Lui è il figlio del generale McDohl!!- -Che cosa?!- Sembrava che mi avessero riconosciuto, così continuai per la mia strada verso la città. Si trattava di una roccaforte molto grande con palazzi un po' ovunque ma lo spazio abbondava in ogni luogo: le strade malgrado le dimensioni erano trafficate da pedoni, carri, mercanti e a volte ladruncoli come quello che vidi dieci minuti dopo essere arrivato in quel luogo: si trattava di un ragazzino che aveva rubato la borsa ad una signora ma non intervenni perchè sembrava esserci già un orco grande e grosso e se ne stava occupando lui. Sfortunatamente per lui lo lasciò andare con il bottino così che venne subito aggredito con insulti e parole dalla vittima. -Che idiota...- Pensai tra me e me quindi continuai a camminare verso la piazza principale, superando l'orco che invece era rimasto lì.

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Continuavo per la mia strada lungo il viale passando in mezzo alla gente come se nulla fosse quando sentii qualcuno mettermi una mano sulla spalla. Come un'azione involontaria afferrai la spada con la mano destra e la sguainai velocemente portandola fino all'altezza della mia spalla. Una volta riconosciuto l'individuo mi bloccai tenendo la spada all'altezza del mio orecchio destro. -Tolga le mani! Subito!-

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L'orco fece una battuta sarcastica che non capii; d'un tratto mi accorsi che le persone in giro ci stavano guardando ed erano piuttosto spaventate in quanto scene del genere non si vedevano mai in da quelle parti. -Allora, chi sei? Che cosa vuoi?!- D'un tratto però arrivarono le guardie della città, le stesse che c'erano all'entrata. -Hai che succede!- Chiese una; -Signor Ryou, non faccia così! E' appena arrivato!- Disse l'altra. -Non vi preoccupate. Non ho intenzione di farlo fuori; voglio solo sapere chi è e che cosa vuole da me!

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-Calmi ragazzi. E' tutto sotto controllo.- Allontanai la mia spada e la riposi nel fodero per poi abbassare io stesso le armi dei soldati. -Come chi è? Questo è il figlio del grande generale McDohl Hisamitsu, Ryou Hisamitsu. Per questo che lui può portare armi.- Rispose la guardia. -Bene, ora...Che si fa? Avrei intenzione di andare agli uffici per dire del mio ritorno ma forse si può anche posticipare la cosa.-

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-Oddio, questo è partito...- Pensai mettendomi una mano sulla faccia... -Io non sono nulla di tutto questo e sono appena tornato da un lungo viaggio di addestramento; sono un semplice cittadino.- Gli dissi per evitare ogni equivoco. -Comunque il babbo è morto circa 7 anni fa.-

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L'orco scappò alla velocità della luce per chissà quale motivo.
-...- Decisi quindi di andarmene pure io anche se ancora non avevo capito chi fosse; salutai le guardie e presimo due strade diverse: loro tornavano a far di guardia alla porta mentre io andai verso la piazza della città dove teoricamente c'erano gli uffici (se era rimasto tutto come un tempo). La città sembrava essersi ingrandita negli utlimi anni di mia assenza quindi feci un po' fatica ad orientarmi; i palazzi altissimi nascondevano gran parte del sole quindi anche se era chiaro, non si vedeva mai il sole tra i palazzi tranne forse in qualche rara occasione.